Rifiuti plastici: approvata la Direttiva UE che dal 2021 mette al bando i 10 prodotti più abbandonati sulle spiagge
Nei giorni scorsi il Consiglio Europeo ha dato il via libera formale alla direttiva sulla riduzione dei prodotti monouso in plastica che nello scorso marzo era stata approvata dal Parlamento Europeo di Strasburgo. Una direttiva molto attesa, destinata a cambiare le nostre abitudini di consumo nell’ottica di un minore impatto ambientale.
Con 560 voti favorevoli e solamente 35 contrari il Parlamento Europeo ha dato l’ok definitivo alla direttiva che dal 2021 ridurrà drasticamente l’uso della plastica nella vita quotidiana.
Tra i 10 prodotti messi al bando ci sono piatti, bicchieri, posate e cannucce di plastica, comprende posate, cotton fioc, bastoncini per palloncini, plastiche oxo-degradabili (in cui l’ossidazione della plastica ad opera degli additivi produce microframmenti che inquinano le acque e non sono compostabili), contenitori per alimenti e tazze per bevande in polistirolo espanso. Si tratta di prodotti monouso consumati ogni anno in milioni di esemplari, che figurano tra i rifiuti più abbandonati sulle spiagge e nel territorio.
Tra le varie misure viene introdotto un regime di responsabilità estesa per i produttori di tabacco e di attrezzi da pesca, per fare in modo che non siano i pescatori a sostenere i costi della raccolta delle reti perse in mare.
La direttiva inoltre impegna di Stati a raggiungere il 90% di raccolta delle bottiglie di plastica entro il 2029. A partire dal 2025, le bottiglie dovranno avere una componente di materiale riciclato di almeno il 25% e del 30% entro il 2030.
Gli Stati membri sono tenuti a recepire la direttiva entro 2 anni, mettendo a punto piani nazionali con misure dettagliate, per ridurre significativamente il loro utilizzo.
Nel frattempo in Italia arriva la legge Salvamare
L’Italia è all’avanguardia nella legislazione sulle plastiche, poiché è stato il primo Stato europeo a mettere al bando le shopper di plastica, i cotton fioc non biodegradabili e le microplastiche nei cosmetici, misure poi riprese nella proposta di direttiva europea. Lo scorso aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge “Salvamare” che autorizza finalmente i pescatori a portare a terra la plastica accidentalmente finita nelle reti durante la pesca. Finora erano costretti a ributtarla in mare perché altrimenti sarebbero stati accusati di un reato di trasporto illecito di rifiuti e avrebbero dovuto pagare in prima persona per lo smaltimento. Ora i pescatori potranno ottenere un certificato ambientale e la loro filiera di pescato sarà adeguatamente riconoscibile. I rifiuti potranno essere trasportati nei porti, dove saranno allestiti dei punti di raccolta e verranno introdotti dei meccanismi premianti per i pescatori.
Cosa cambierà per i consumatori?
Per i cittadini e gli imprenditori del mondo del turismo e ristorazione (dal momento che molti dei prodotti al bando riguardano il loro settore) si tratta soprattutto di un cambio di mentalità, quello che viene chiamato “percorso di deplastificazione” della società.
Fondamentalmente esistono già delle alternative biodegradabili, compostabili e sostenibili per tutte le categorie di prodotti proibiti. Il punto è migliorarne la distribuzione, incentivare la ricerca e sviluppo per ampliare la scelta e offrire alternative sempre più performanti.
Tra i punti aperti e controversi c’è la definizione restrittiva e non sempre chiara delle “materie plastiche” che fa la Direttiva, tanto da includere molte alternative biodegradabili, e gli ostacoli burocratici esistenti per l’autorizzazione di soluzioni innovative basate su plastica biodegradabile e compostabile.
Per questo molte associazioni di produttori e di consumatori auspicano l’apertura di tavoli di confronto con le autorità comunitarie e nazionali per arrivare a soluzioni condivise e creare una filiera di plastiche sostenibili.